LAVORATORI IRREGOLARI A QUOTA 3,3 MILIONI
La crisi ha favorito l’espansione del lavoro irregolare: tra il 2012 e il 2015, mentre sono andati in fumo 462mila posti regolari, l’occupazione irregolare è aumentata di 200mila unità, oltre 3,3 milioni.
La ricerca Censis-Confcooperative presentata ieri si ferma al 2015 (ultimo dato disponibile), ma è comunque indicativa di un fenomeno, quello del lavoro nero, che sul versante territoriale - confrontando l’incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale - è particolarmente radicato in Calabria e Campania (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7%). «Denunciamo ancora una volta - ha detto il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini – chi ottiene vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del lavoro, che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati.
Se le false cooperative sfruttano oltre 100mila lavoratori, qui fotografiamo un’area grigia molto più ampia che interessa le tantissime false imprese di tutti i settori produttivi che offrono lavoro irregolare a oltre 3,3 milioni di persone».
Il record si raggiunge nell’utilizzo del lavoro domestico da parte delle famiglie, dove gli irregolari sono 6 su 10 (in crescita di quasi 4 punti tra il 2012 e il 2015). Ma in molti casi «le famiglie evadono per necessità», ha aggiunto Gardini. Nelle attività agricole e nel terziario (attività artistiche, di intrattenimento e di altri servizi) gli occupati irregolari toccano, rispettivamente, il 23,4% e il 22,7%, segue il settore alloggi e ristorazione (17,7%) e le costruzioni (16,1%).
Con l’impiego di irregolari le imprese riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende legali, con un’evasione contributiva di 10,7 miliardi che lascia i lavoratori privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie. Il monte salariale irregolare nel 2014 ha raggiunto i 28 miliardi di euro, il 6,1% delle retribuzioni lorde. L'evasione tributaria e contributiva, nel periodo 2012-2014, ha raggiunto una media annua di 107,7 miliardi di euro, 97 dei quali riconducibili all’evasione tributaria e 10,7 all’evasione contributiva.